‘O curniciello (il cornicello) napoletano, rosso, con la forma smorzata e appuntita, già nel Medioevo, veniva esportato in tutta Europa e i gioiellieri partenopei avevano di che produrre visto che all’epoca le civiltà di tutto il mondo erano molto superstiziose.
Tuttavia non è stato certo il napoletano ad inventare il cornicello e tutte le “jatture” a esso legate. L’ha rivisitato, l’ha personalizzato, ma la tradizione del corno è già presente nel Neolitico. Le corna degli animali venivano esposte all’esterno delle case perché si credeva avessero il potere di tenere lontano la sfortuna, gli spiriti cattivi e che favorissero la fecondità.
In battaglia, gli uomini, portavano dei copricapi ornati da corna di animali. Nell’antico Egitto, inoltre, le corna erano simbolo di fecondità. Il simbolismo è legato anche alla dea Iside, la Grande Madre, adorata anche in Italia e a Roma.
Tuttavia, il cornicello vero e proprio, si evolve a Pompei. Si tratta appunto dell’evoluzione del fallo attribuito al dio Priapo legato alla romanità. Le donne, a Pompei, infatti, portavano al collo una collana con un ciondolo che richiamava proprio la forma del fallo. Questa usanza poi fu “ridimensionata” con l’avvento del cristianesimo.
COME SI USA IL CORNICELLO CONTRO LE JATTURE?
Il fallo si trasforma in un cornicello di corallo rosso e diventa quasi un talismano. La regola fondamentale è che tale “amuleto” deve essere ricevuto in dono e non da un famigliare, ma da un amico o conoscente altrimenti invece di portare fortuna potrebbe produrre l’effetto contrario.
Corna in su e corna in giù: le differenze
Insieme al cornicello, a Napoli, altri simboli, legati ai gesti, riguardano le “corna” e in base al verso in cui vengono fatte assumono diverso significato. Per tenere lontano le jatture, o semplicemente chi porta male, i napoletani “fanno ‘e corna” rigorosamente rivolte verso il basso. Quando invece, il gesto delle corna, indice e mignolo, sono rivolti verso l’alto allora indica una persona che le corna le porta, insomma il classico “cornuto”.
Curiosità: in Italia, San Martino, vescovo di Tours, è diventato il protettore dei “cornuti”, mariti traditi, e ogni città ha la sua credenza in merito. Ad esempio, a Napoli, si racconta che nella Certosa di San Martino si recavano i mariti cornificati dalle proprie moglie, i quali vi si rinchiudevano per la vergogna.