Perché vi sembra così poco veritiero che una personalità tanto fantastica, sulla quale è stato scritto un romanzo e dal quale sono stati tratti innumerevoli film e documentari, non possa essere legato a Napoli, una città di per se ricca di leggende e straordinarie favole?
Quella del Conte Dracula, personaggio che a fine ‘800 ha ispirato il romanzo di Bran Stroker, è una figura affascinante e inquietante allo stesso tempo, e sì! È passato proprio per Napoli.
Dracula, alias Vlad Tapes III, principe di Vallacchia (attuale Romania), era un vero e proprio principe guerriero. Il suo personaggio ispira la fantasia di molti letterati per via delle sue abitudini, non proprio comuni. Il suo hobby principale era quello di impalare vivi i nemici: serviva da monito per chi osava mettersi contro di lui. Inoltre, si dice, che era solito bere il sangue dei caduti sul campo di battaglia visto che, nell’antichità, si pensava che bere il sangue donasse l’immortalità. Oddio, pensate al sanguinaccio napoletano, forse per questo lo prepariamo, e pure qui c’è una correlazione con il Vlad di turno, non trovate?
Ma ora vi starete chiedendo perché la notizia qualche anno fa fece tanto scalpore. Perché il conte Dracula è sepolto proprio nella chiesa gotica di Santa Maria La Nova? Beh, è presto detto: la figlia del nobile di Vallacchia fu affidata, sin da bambina, ad una nobile famiglia partenopea che in età adulta la diede in sposa alla nobile famiglia dei Ferrillo.
Quel buontempone di Vlad però, pare che durante una delle sue scorribande sulle coste partenopee, si fece catturare dai turchi e la figlia fu costretta a pagare un riscatto per riavere indietro il padre succhiasangue. Tutto questo non è fantascienza per due motivi: il primo è che basta recarsi presso la Chiesa di Santa Maria dei Captivi dove è possibile ammirare un bellissimo quadro in cui sono immortalati quei pirati turchi e le loro lunghe scimitarre che approdano sul golfo partenopeo. Era una pratica comune tra i pirati sequestrare facoltosi uomini e richiederne il riscatto. In più la contestualizzazione del quadro combacia perfettamente con la presenza della figlia di Vlad a Napoli.
Il secondo motivo che ci porta a credere che quella in Santa Maria la Nova sia proprio la tomba di Dracula, è lo stemma scolpito sulla cripta. Il principe di Vallacchia apparteneva all’Ordine del Dragone, una congregazione nobile-guerresca alla quale era iscritto anche il re di Napoli Ferrante d’Aragona. Questo stesso stemma è raffigurato sulla tomba dove giace il conte e in più, accanto allo stemma del dragone, sono raffigurate due sfingi che indicano la città di Tebe, che andrebbe a giustificare e significare lo stesso nome del principe: Vlad Tepes III.
La tomba inoltre appartiene alla famiglia dei Ferrillo, quella cui la figlia si legò per la vita, quindi non suona affatto strano che lì possa esserci sepolto quell’impalatore di un Vlad.