Li conosci tu? L’hai vista la barchetta degli innamorati? È una leggenda bellissima e romantica. Molto antica e riportata in auge dalla giornalista e scrittrice Matilde Serao nella sua opera “Leggende napoletane“.
La storia si intitola “Barchetta fantasma“. La poetessa napoletana è stata in grado di ricavarne un piccolissimo romanzo letterario. Un dramma sentimentale che ha ispirato le più disparate arti: da opere teatrali, versi di canzoni od opere pittoriche.
Si tratta della vicenda dei due amanti sfortunati del Golfo di Napoli, proprio lì, su quello scorcio marino posillipino. Tecla è una bella donna, sposa di Bruno, insieme rappresentano la tipica coppia agiata e nota dell’alta società. Lei, gelida! Non amava il marito e non si lasciava scappare occasione per mostrargli il suo disprezzo. Lui, invece, la amava appassionatamente. Per lei lettere d’amore, fiori, doni. Ma Tecla non mostrava alcun interesse per il suo sposo che faceva di tutto per essere riamato dentro e fuori il talamo nuziale.
Tecla lo invitava a rassegnarsi a questo amore. Bruno non ci riusciva. Avrebbe dovuto ammazzarla. Il delitto passionale lo avrebbe giustificato, ma non poteva. L’amava troppo, e sapeva che un atto del genere non lo avrebbe perdonato nemmeno a se stesso.
La superba e altezzosa Tecla però da lì a poco sarebbe caduta vittima dello stesso sentimento che il marito nutriva nei suoi confronti. Il destinatario di tali sentimenti fu Aldo. Un giovane galantuomo. Bastò uno sguardo, durante una festa, per capirsi e capire che erano fatti l’uno per l’altra.
Scintille, alchimia, quelle sensazioni che solo due amanti possono provare, stavano percorrendo la schiena di Tecla. Si sentì male, credette di morire. Impallidì. Le sue certezze vacillarono. Il marito preoccupato la riportò a casa. Tecla continuava a dimagrire, a star male, mentre il marito cercava di starle accanto nel miglior modo possibile.
Tecla si vergognava di quei sentimenti. Li voleva nascondere a tutti e a se stessa fino a quando, fuori al balconcino di casa a strapiombo sul mare, scorse una barchetta che Aldo fittava tutte le sere, e lì sostava ogni giorno per vegliare sul suo malessere.
Da lì iniziarono i loro incontri segreti. Remavano verso il mare aperto per trascorrere ore di amore e di passione, indisturbati. Erano anime gemelle, quelle anime che non hanno bisogno di parlare per capirsi. Da perfetti sconosciuti ad amanti, complici e ben presto anche vittime di questo grande amore.
Stanca di queste “fuitine” notturne, Tecla decise di fuggire per sempre da un matrimonio infelice. Tuttavia, come due perfetti incosciente, insieme ad Aldo, durante una tempestosa notte, decisero di scappare via, in mare aperto. Tuttavia non fu la tempesta a ucciderli.
Tecla sentiva che qualcosa non andava. Aldo cercava di rassicurarla, ma lì, tra la nebbia e la pioggia un barcaiolo li osservava. Non era un semplice traghettatore, ma Bruno che aveva scoperto i due amanti.
La tempesta imperversava. La barchetta degli amanti e quella di Bruno si scontrarono. Il marito di Tecla si levò il mantello, svelò la sua identità e ripudiò per sempre la moglie. Una maledizione fatale che capovolse la barca degli amanti travolti dal mare agitato.
Secondo la leggenda, i due innamorati, risalirono a galla tre volte prima di essere inghiottiti dalle acque. Tutte e tre volte abbracciati, con i cuori che battevano all’unisono e per tutte e tre le volte riuscirono a baciarsi. Anche Bruno morì a seguito dell’impatto con la barca degli amanti, sprofondando anche lui negli abissi. Anche lui risalì tre volte a galla, ma con il viso contrito dall’odio.
Oggi la leggenda è quasi una credenza: nelle caldi notte d’estate si materializza la barchetta fantasma con i tre protagonisti. Una barca si avvia verso Posillipo con le sagome dei due amanti, e un’altra invece giunge dall’alto scontrandosi con la barchetta più piccola. Secondo la credenza, in queste notti, solo le coppie davvero innamorate riescono a vedere a ad assistere la vicenda tra i numerosi suoni delle onde: la prova infallibile per gli amanti che sinceramente si amano.