Abituati a vederlo nei panni del ragionier Fantozzi, in un ruolo “drammatico” come in “Io speriamo che me la cavo“, ha stupito un po’ tutti. Infinita la bravura di Paolo Villaggio nel vestire i panni dimessi del maestro Sperelli nella pellicola che porta la firma di Lina Wertmüller.
Smistato per sbaglio in una scuola del Sud, il maestro ligure di Corsano, ha dovuto affrontare le cattive abitudini di un sistema scolastico che a fatica riusciva a decollare. Il film tratto dal geniale libro del maestro Marcello D’Orta, prendono vita grazie all’interpretazione di un eccelso Paolo Villaggio supportato da tanti piccoli attori scugnizzielli.
Ecco le 5 curiosità sul film “Io speriamo che me la cavo”
- C’è da dire che tuttavia, guardare il film, è un po’ come mangiare una mela avvelenata. Purtroppo è la verità degli anni ’80/’90 in quel di Arzano, in provincia di Napoli. Il film è ambientato a “Corzano“, un luogo di fantasia. Si ispira chiaramente alla cittadina in cui il maestro, autore del libro dal quale è stato tratto il film, aveva insegnato per anni raccogliendo le testimonianze della quotidianità locale attraverso i temi dei bambini. “Corzano”, somiglia dunque molto ad “Arzano” per assonanza. Ma in realtà si tratta di un minuscolo paese in provincia di Brescia. Per diritti legali si scelse di sostituire il nome originare del luogo in cui erano ambientati i temi.
- Il film non fu girato a Napoli. Lina Wertmuller iniziò le riprese a nel ventre di Napoli. Durante il montaggio del set, però, alcuni elementi della malavita la avvicinarono pretendendo il 10% del budget del film per consentire alla troupe di girare. La regista non accettò tale ricatto e spostò il set da Napoli a Taranto, nel Borgo Antico che in qualche modo riprende Napoli. Infatti nel film, Paolo Villaggio, si affaccia su lungomare di Taranto, sul degrado della zona vicino l’ILVA.
- In Campania furono girate solo alcune scene: quella all’interno della Reggia di Caserta e a San Giorgio a Cremano.
- Il tema più difficile che il film vuole sottolineare, oltre al degrado, è quello del linguaggio che già si identifica come lingua a se stante. La regista volle sottolineare proprio questo: “I dialetti arricchiscono la lingua italiana, non bisogna assolutamente perderli“.
- Tra i bambini protagonisti del film solo pochi sono riusciti ad intraprende la carriera di attore. Adriano Pantaleo, il piccolo Vincenzino, piccolo lavoratore barista nel film, oggi attore di teatro. Anche Raffaele Aiello, il piccolo malvivente che riuscirà a cambiare grazie al suo maestro, oggi appare in film e fiction. Luigi Lastorina, che interpretava Totò, fa oggi il dj. Mentre Marco Bianco, Nicola il mangione, che ha tenuto fede alla sua passione per il cibo sia all’interno del set che fuori, oggi gestisce una serie di cornetterie a Torino.
Io speriamo che me la cavo: frasi tratte dai temi
l mondo fa schifo, io non ho paura a dirlo, perché sono il capoclasse, e certe cose posso dirle.
La pioggia è benefica, perché fà parte del ciclo dell’acqua. Il mare bolle sotto i raggi del sole, e poi evaqua, e si trasforma in nuvole che si trasformano in pioggia.
Al Nord il maltempo è sempre cattivo, piove e nevica sempre, le persone si svegliano umide.
L’hanno scorso io mi sono vestita da Cenerentola, e pure quest’anno mi vestirò da Cenerentola, perché il vestito è facile, basta che prendi delle pezze.
Un povero che chiede la carità a Milano, non è di Milano, è di Foggia.
Mia madre dice che il terzo mondo non tiene neanche la casa sgarrupata, e perciò non ci ddobbiamo lagniare: il terzo mondo è molto più terzo di noi!
A me io lo sport che preferiscolo e il calcio, perché si segnano molti gol, mentre nelo sci e nel cavallo non si segna neanche un gol.
Mio padre non so quanti hanni ha, però non è troppo vecchio: un poco è anche giovane!
Io vorrei vivere all’età della pietra, per buttare mazzate.
Se devo dire la verità, ma proprio la verità, a me il telegiornale dell’una mi piace, perché non lo vedo in quanto esco da scuola a più dell’una.
La circolazione sanguigna è una circolazione del sangue.