Gli spaghetti al pomodoro, a Napoli, non sono solo una pietanza, ma è pura arte. Arte che non può essere sprecata e ad insegnarcelo è Totò nel suo film “Miseria e Nobiltà” dove i protagonisti divorano una pirofila di spaghetti con le mani.
E quell’idea, di mangiare con le mani in assenza di posate, probabilmente, al principe della risata, è stata ispirata da una vicenda che visse in prima persona.
Erano tempi in cui la guerra (1946) lasciò macerie e desolazione. Il popolo, con il morale a terra, riuscì tuttavia a ritrovarsi nell’allegria di quei “matador” che a Napoli quasi veneriamo come Nino Taranto, i De Filippo e naturalmente Totò, che nel teatro Orfeo, ad un prezzo ridottissimo, si esibivano per dare un po’ di speranza al popolo.
Un bel giorno, prima di esibirsi, Totò era affamato. “Leggenda” vuole avesse saltato il pranzo e così chiese ad Emilio, oggi conosciuto come “Mimì alla ferrovia” di portargli in fretta e furia un piatto di spaghetti per non esibirsi sul palco a stomaco vuoto.
In meno di un quarto d’ora il pranzo arrivò a destinazione. Totò aprì quella ciotola di ceramica dove spaghetti caldi e fumanti probabilmente inebriavano tutto il camerino. L’odore di quella leccornia aumentarono l’appetito dell’attore che nel tovagliolo cercò invano le posate. Con tutta probabilità Totò, da buon napoletano, fu costretto ad “arrangiarsi” e a mangiare con le mani anticipando così la scena di uno dei suoi film più famosi… questo episodio vi ricorda qualcosa?