Nei prossimi giorni in tv un documentario dedicato a Masaniello, al secolo Tommaso Aniello D’Amalfi. Il Pescivendolo che nel 1647 si rivoltò, coinvolgendo il popolo contro la tassazione iniqua imposta dal governo spagnolo.
Per sostenere le spese di guerra la corona vessava sempre di più sui sudditi napoletani. Del resto ancora oggi il italiano, in generale, soffre del modus operandi che hanno introdotto gli spagnoli. Durante il loro governo al Sud, dove le cariche più importanti venivano affidate ai compaesani e agli alleati, il popolo moriva di fame senza un lavoro e la possibilità di riscattarsi da posti di lavoro già venduti internamenti tra i conoscenti del regnante straniero.
Domani, lunedì 19 febbraio, alle ore 13:15 su Rai 3 e alle 20:30 su Rai Storia, la storia di Masaniello, che divenne capo militare coordinando la rivolta in città tra i rivoltosi, appunto, e il popolo civile. Tutta la storia dunque, compresa la sua dipartita quando fu vittima di un attentato il 16 luglio 1647, organizzato dalla corrente borghese e moderata.
Ad ogni modo, Masaniello, è passato alla storia come il simbolo e l’archetipo delle rivolte popolari. Un pescivendolo che ebbe il coraggio di ribellarsi in nome del suo popolo sottomesso e maltrattato. Nella Napoli del viceregno, Masaniello guida una rivolta popolare contro il Duca D’Arcos. I tumulti durano appena dieci giorni, dal 7 al 16 luglio del 1647. Il popolo vessato dai nobili e da esose gabelle trova in questo pescivendolo il modo di far ascoltare le proprie ragioni.