È un importante progetto che bisogna assolutamente divulgare. A Roma allestito un centro destinato a diventare il punto di riferimento nel Sud Italia per la cura dei tumori con la protonterapia.
Promosso e sostenuto dalla Regione Lazio, il centro Proton4Life – innovativo e ambizioso progetto di trattamento oncologico all’avanguardia – vede l’unione di tre eccellenze italiane in ambito scientifico e sanitario come l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (IRE) e la Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli. Il progetto, spiegano gli Ifo:
Prevede l’affiancamento di nuovi macchinari all’apparecchiatura clinica già in fase di allestimento, che richiederà la realizzazione di 4 bunker (sale di trattamento) da realizzare in quattro anni, l’installazione di macchinari di ultima generazione per i trattamenti tumorali con protoni, sessanta milioni di investimento privato e 54 milioni di investimento pubblico, per la cura e il trattamento di un potenziale di circa 2.300 pazienti per anno a regime e il coinvolgimento di personale specializzato pari ad almeno 120 unità. Data l’effettiva richiesta di tale terapia, sottolineata anche dall’inserimento da parte del Ministero della Salute della protonterapia nei LEA, la Regione Lazio ha recepito e risponde reattivamente a tale domanda. Con Proton4life la Regione Lazio prosegue nel piano di sviluppo del proprio modello di salute pubblica, promuovendo le soluzioni altamente tecnologiche e le collaborazioni tra pubblico e privato. Seguendo questi principi la Regione si colloca tra i modelli di servizio sanitario territoriale più virtuosi e più all’avanguardia in Italia e all’estero.
Nel 2020 andrà in funzione il primo impianto al Gemelli e partiranno i primi trattamenti; poi l’avvio delle opere per altri due impianti all’Ire che si concluderanno entro fine 2024. Nel 2025 Proton4life sarà completamente realizzato e operativo. Il trattamento, proprio per la sua precisione, è indicato per i tumori vicini a organi vitali o in aree particolarmente sensibili alla tossicità dei raggi fotonici e nelle cure pediatriche. Nel mondo sono più di 60 (soprattutto in Giappone, Usa, Germania e Francia) i centri già operativi. Altri 43 sono in costruzione e ulteriori 23 sono in fase di pianificazione.
Protonterapia e trattamento dei tumori
La protonterapia è una tecnica oncologica radioterapica di precisione che consente di effettuare trattamenti più efficaci e meno tossici sui tumori complessi che ad oggi non si possono trattare con le tecnologie convenzionali. Grazie alle proprietà fisiche dei protoni, la protonterapia permette, rispetto alla radioterapia convenzionale con fotoni, di rilasciare la dose con estrema precisione sul tessuto tumorale e, conseguentemente, di irradiare il tumore con dose più elevata, riducendo l’esposizione e quindi i danni radio indotti sui tessuti normali. Tali caratteristiche determinano una più elevata percentuale di sopravvivenza nel lungo periodo per i pazienti. Il trattamento radiante viene utilizzato per curare diverse patologie, in particolare è fortemente indicata per il trattamento dei tumori situati vicino ad organi vitali o in aree particolarmente sensibili alla tossicità dei raggi fotonici, come quelli del cervello o della spina dorsale, oppure tumori a geometria complessa, come quelli del distretto testa-collo, o ancora tutti i tumori che sviluppano radioresistenza, cioè non rispondono più alla radioterapia, ma soprattutto nelle neoplasie pediatriche. Tutti casi che non hanno attualmente altre opzioni di cura.
I protoni, particelle molto più pesanti dei fotoni, sono accelerati tramite un’apparecchiatura chiamata Ciclotrone, fino ad una velocità pari a circa metà della velocità della luce. Quindi concentrati in fasci, trasportati e rilasciati con estrema precisione sulla sede del tumore da una testata isocentrica rotante (chiamato Gantry). L’accelerazione dota i protoni di un’energia che raggiunge i 230 MeV (Mega Electron Volts), rispetto ai 30 MeV della fotonterapia, e che permette di colpire dall’esterno i tessuti tumorali che si trovano fino a 30 cm di profondità all’interno del corpo.