La locuzione, o meglio il detto napoletano: “Jì facenne ‘e ssette chiesielle” letteralmente significa visitare le sette chiesine. Tuttavia è un modo di dire che con due diverse sfumature.
Di solito quando si apostrofa qualcuno con questo detto si vuole indicare una persona che non ha molte faccende da sbrigare e dunque molto tempo a disposizione. Per questo motivo se ne va in giro per le case altrui, soprattutto dei parenti, per intrattenersi e approfittando della secolare ospitalità dei napoletani, cercare di scroccare un pranzo, una cena o anche un caffè.
Detti napoletani, “Jì facenne ‘e ssette chiesielle”: dal cibo allo struscio pasquale
Tuttavia, etimologicamente, l’espressione deriva dallo “struscio” pasquale, ovvero la processione che tocca le sette principali chiese napoletane. Una processione, o meglio una via crucis, che si svolge il giovedì santo dei Sepolcri. Si fa visita alle chiese che espongono il Santissimo Sacramento in ricordo dell’Eucarestia durante l’ultima cena.
Le Chiese protagoniste dello struscio sono la Chiesa dello SPirito santo, Chiesa di san Nicola alla Carità, Chiesa di san Liborio alla Pignasecca,Chiesa della Madonna della Grazie, Chiesa di santa Brigidam Chiesa di san Ferdinando di Palazzo e Chiesa di San Francesco di Paola.
Inoltre dal fatto che le chiese incontrate durante lo struscio fossero sette, si instaurò la regola che i sepolcri da visitare dovessero essere sempre di numero dispari. Ad ogni modo ad ogni struscio finale c’è un premio, e in questo caso si tratta dell’indulgenza perenne.