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Napoli, capitale della ricerca: alcuni risultati da non dimenticare

Napoli è pioniera, Napoli è la capitale dei migliori risultati ottenuti in diversi campi e uno di questi è senza ombra di dubbio riguarda la ricerca.

Angela Nebbioso, la ricercatrice partenopea, aveva 27 anni quando fece un’incredibile scoperta nel campo della ricerca per la lotta contro i tumori. Combattere un cancro non significa solamente asportare del corpo le cellule malate, queste ultime possono essere portate al suicidio.

All’epoca della scoperta la giovane ricercatrice della Seconda Università di Napoli pubblicò il suo studio su una importante rivista “Nature Medicine“. La sua scoperta ha portato per la prima volta alla luce il meccanismo che innesca e regola nelle cellule la morte programmata o apoptosi, aprendo cosi’ la strada a quella che e’ considerata ora una potenziale arma universale nella lotta alla leucemia ma anche più in generale a molte forme tumorali.
Grazie a questa ricerca, e’ infatti riuscito il tentativo di uccidere selettivamente, per via molecolare, le cellule tumorali.

Napoli, capitale della ricerca: alcuni risultati da non dimenticare

Ci si è riusciti attivando il gene TRIAL, un gene chiave nei processi di apoptosi. Gli esperimenti sono stati condotti su cellule leucemiche coltivate in laboratorio, ma anche su cellule di pazienti colpiti da leucemia mieloide.
Si tratta di un traguardo importante nella ricerca sui tumori – raccontava tempo fa la giovane ricercatrice – perché per la prima volta siamo riusciti a indurre l’apoptosi in cellule cancerose. Per farlo abbiamo sfruttato l’azione di una molecola, l’MS275”.

Questo composto agisce sulle istone-deacetilasi, che sono enzimi che rendono inaccessibile la ‘lettura’ del gene TRIAL e la quindi la sua espressione genica, responsabile della morte cellulare programmata.
Aprendo, con MS275, questa sorta di ‘luchetto genetico’ che imprigiona l’espressione del gene TRIAL, il gruppo di ricerca napoletano e’ riuscito per la prima volta a far suicidare le cellule cancerose e a spiegarne il meccanismo molecolare che sta alla base del suicidio cellulare.

La nostra scoperta – dice Lucia Altucci, che dirige il laboratorio partenopeo, presso il dipartimento di patologia generale della Seconda Università, dove lavora Angela Nebbioso – e’ un caso di back-to-back, ossia di una scoperta pubblicata simultaneamente e sulla medesima rivista scientifica, da due separati gruppi di ricerca, il nostro e il gruppo di Milano diretto da Pier Giuseppe Pellicci.

Un’altra scoperta all’ombra del Vesuvio è lo “Spectroshade” per combattere il melanoma. Si tratta di uno strumento che rappresenta il primo e vero “occhio elettronico” che consente riconoscere il prima possibile il tumore della pelle. E dunque la diagnosi precoce rappresenta l’arma più efficace nel ridurre sensibilmente la mortalità per questo terribile tipo di malattia.

Fonti: molecularlab.it
ansa.it

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