La Madonna del Carmine, a Napoli, è conosciuta anche come la madonna Bruna. La basilica a lei dedicata si trova in piazza del Carmine, molto vicina a piazza Mercato, che in epoca antica, unite, fu teatro degli avvenimenti napoletani più importanti.
La basilica Santuario risale al XIII secolo ed è una delle più antiche di Napoli oltre ad essere oggi un esempio unico di barocco partenopeo. Le origini e il culto di questa devozione antichissima le puoi leggere QUI.
Leggenda del Crocifisso miracoloso della Chiesa del Carmine Maggiore
Tutti i napoletani sono devoto al Crocifisso miracoloso della Basilica del Carmine Maggiore. La sua storia risale al XV secolo quando Angioini e Aragonesi si contendevano il dominio della città di Napoli. Secondo la leggenda, proprio durante un assedio da parte di Alfonso V d’Aragona, il Cristo in croce chinò il capo per schivare una bombarda lanciata in direzione della Chiesa. A sparare la bombarda fu il fratello di Alfonso D’Aragona, Pietro.
Tuttavia quando Alfonso si ritirò dalla battaglia, ritornando poi tre anni dopo, nel 1442, il 2 giugno si recò subito alla Basilica del Carmine per farsi perdonare del bombardamento e venerare il crocifisso. Per fare ciò fece anche costruire un grande tabernacolo che, dopo la morte del re, dal 26 dicembre del 1459 accolse il Crocifisso Miracoloso. Dopo di allora ogni anno il Crocifisso viene esposto ai fedeli per otto giorni, fino al 2 gennaio e compi altri miracoli venendo riconosciuto come il Crocifisso Miracoloso.
La Basilica della Madonna del Carmine e Masaniello
La Chiesa della Madonna del Carmine è legata anche alle vicende e alla triste dipartita di Masaniello. Il 16 luglio, giorno della festa della Madonna del Carmine, dalla finestra di casa sua, cercò inutilmente di difendersi dalle accuse di pazzia e tradimento che provenivano dalla strada. Sentendosi braccato cercò rifugio nella chiesa del Carmine, e qui, interrompendo la celebrazione della messa, si spogliò nudo e iniziò il suo ultimo discorso al popolo napoletano. I frati lo invitarono a porre fine a quel gesto poco edificante, ed egli obbedì, mettendosi a passeggiare nel corridoio principale del convento. Là lo raggiunsero alcune persone armate, che prima gli tirarono quattro colpi di archibugio, togliendogli la vita, e poi lo decapitarono.
La testa mostrata al viceré fu portata in giro per la città mentre il corpo fu buttato in un fosso fuori la porta del Carmine. Non erano passate ventiquattr’ore che subito si videro i frutti dell’uccisione di Masaniello: il peso del pane diminuito e le gabelle rimesse in vigore. Il popolo si rese subito conto dell’errore e così ne raccolse il cadavere lavandolo nelle acque del Sebeto, la testa fu ricongiunta al corpo e subito portato in processione, il corpo fu sepolto all’interno della chiesa del Carmine. Alle tre del mattino, finita la processione, fu data sepoltura al feretro nella chiesa del Carmine, dove i resti di Masaniello rimasero fino al 1799. In quell’anno, dopo aver represso la congiura giacobina per la Repubblica Napoletana, Ferdinando IV di Borbone ne ordinò la rimozione al fine di evitarne l’idolatria popolare.
Fino agli anni sessanta del secolo scorso, nemmeno una parola ricordava i luoghi che videro l’uccisione e la sepoltura di Masaniello: fu così che i carmelitani decisero di tramandare ai posteri il ricordo di quegli eventi con due lapidi, una nel convento dei frati, l’altra in chiesa nel luogo della sepoltura.