La scoperta fatta a Pompei che costringerebbe a riscrivere i libri di storia, in realtà era stata già avanzata da Alberto Angela nel 2014. Infatti insieme ad altri studiosi hanno sempre sostenuto che l’eruzione sarebbe potuta avvenire in autunno.
La scoperta fatta dagli archeologi e divulgata in queste ultime ore non colloca l’eruzione del Vesuvio avvenuta nel 24 agosto del 79 d.C., bensì a ottobre, grazie a un’iscrizione a carboncino – venuta fuori durante gli ultimi scavi nella Regio V – nel sedicesimo giorno prima delle calende di novembre, corrispondente al 17 ottobre. Il ministro Alberto Bonisoli parla di una straordinaria scoperta: “«I nuovi scavi rappresentano l’eccezionale competenza del nostro Paese”.
Anni fa, nel 2014, Alberto Angela affrontò questa questione e rilasciò anche un’intervista a la Repubblica, raccontando: “Sono diversi gli studiosi che collocano l’eruzione del Vesuvio in autunno. In molte delle case sepolte sono stati ritrovati bracieri e frutti tipicamente autunnali come castagne, melegrane e fichi secchi. Inoltre, i dolia, contenitori nei quali a Pompei i romani facevano maturare il vino, erano già stati sigillati, e questo vuol dire che la vendemmia si era conclusa. La data del 24 agosto deriverebbe da una errata trascrizione della lettera di Plinio il Giovane ad opera degli amanuensi“.
Le parole del ministro dei Beni Culturali sono più o meno le stesse utilizzate da Alberto Angela qualche anno fa, aggiungendo:
Quando facciamo ricerca il bello è che troviamo qualcosa che non cercavamo. L’iscrizione scoperta semplicemente ci aiuta a datare meglio quella che è la data della famosa eruzione. Non è più agosto ma ci muoviamo verso ottobre, il che da un certo punto di vista ci aiuta a capire come mai qui trovavamo tanti melograni, e sappiamo che il melograno di solito non matura in estate ma più avanti.