Il Santuario della Madonna dell’Arco che si trova a Sant’Anastasia è una delle mete di pellegrinaggio religioso più importanti della Campania dopo il Santuario del Santo Rosario a Pompei e quello di Montevergine ad Avellino. La Madonna dell’Arco, però, è legata ad una lunga tradizione e a storie ancora oggi molto vive nei ricordi dei credenti.
Nel XV secolo, nel luogo dove oggi sorge l’attuale Santuario era presente un’edicola votiva raffigurante la Madonna con il Bambino Gesù. La Vergine era nota come “Madonna dell’Arco” perché appunto situata sotto un antico acquedotto romano. Secondo la tradizione, il lunedì di Pasqua del 1450, un giovane adirato dopo aver perso a pallamaglio, (un gioco dove vinceva chi lanciava più lontano una palla colpendola con un pezzo di legno) avrebbe bestemmiato e lanciando violentemente una boccia contro l’immagine sacra; da quel momento si narra che l’effigie della Madonna prese a sanguinare dalla guancia sinistra facendo così gridare al miracolo.
La notizia arrivò alle orecchie del conte di Sarno, Raimondo Orsini, che mise su un processo contro il bestemmiatore condannandolo a morte. Il giovane fu impiccato al tiglio vicino all’edicola votiva che anch’esso, miracolosamente rinsecchì poche ore dopo sotto lo sguardo sbigottito del popolo che a gran voce la vita del ragazzo.
Un’altre leggenda è quella di Aurelia Del Prete. Ancora una volta accadde tutto il lunedì di Pasqua del 1589. Durante la festa dedicata alla Madonna dell’Arco la donna si era recata presso il santuario con il marito per consegnare un ex voto, due piedini d’argento, come ringraziamento per la guarigione del marito da una grave malattia agli occhi. Durante il tragitto, però, la donna perse un porcellino che portava con sé. Si lasciò prendere dall’ira, bestemmiò e calpesto l’ex voto. L’anno seguente fu colpita da una grave malattia che le provocò il distacco dei piedi che tutt’ora sono esposti in una gabbietta di ferro nella sala del Santuario. L’accaduto non rimase circoscritto al territorio di sant’Anastasia ma valicò i confini del Regno di Napoli.
Un altro miracolo addirittura attestato da alte cariche ecclesiastiche avvenne il 25 marzo del 1675: l’immagine mariana sarebbe stata vista risplendere circondata di stelle: tra i testimoni ci furono anche il viceré di Napoli, Antonio Alvarez, e il cardinale Pier Francesco Orsini, futuro papa Benedetto XIII.
Legati al culto della Madonna dell’arco ci sono due diversi gruppi di devoti. Vattienti (battenti) sono diversi da i “fujenti” che hanno tuttavia in comune molte caratteristiche. Entrambi sono vestiti di bianco a simboleggiare la purezza della vergine e portano inoltre una cita azzurra e una rossa a simboleggiare il manto della Vergine:
- Fujènti: coloro che si recano in pellegrinaggio al Santuario della Madonna dell’Arco; essi sono vestiti di bianco e indossano due fasce una blu l’altra rossa, che simboleggiano i colori del manto della Vergine Maria, essi portano con sé stendardi di notevoli dimensioni e vengono accompagnati da un altarino rappresentante lo Spirito Santo.
- Battenti: coloro che durante la settimana santa e in particolare il venerdì santo in cui si ricorda la morte di Cristo, si percuotono il corpo con l’ausilio di flagelli e formelle di sughero chiodate, questi sono vestiti con una tunica bianca e indossano un cappuccio tradizionale.
Entrambi i gruppi si prestano a questa tradizione per devozione o per dimostrare la propria gratitudine per qualche grazia ricevuta camminando inoltre a piedi nudi e nelle vicinanze dell’edicola votiva della Madonna proseguono anche in ginocchio o a carponi. L’avvicinarsi alla figura della Vergine, spesso, provoca reazioni di notevole emotività, quale pianto e di rado convulsioni. E per questo motivo il comune di Sant’Anastasia ha stabilito, durante le celebrazioni, un presidio fisso di vigili urbani e Croce Rossa italiana.
Quella dei fujenti, che spesso vediamo in giro per tutta la città durante il periodo pasquale, resta una delle feste religiose più note e suggestive in tutto il Sud Italia.