Napoli, oltre ad essere una meravigliosa città, con tutti i suoi pregi e difetti, si fregia di svariati primati. Uno di questi è la Facoltà di Ingegneria, la più antica d’Italia e che dall’800 forma i migliori ingegneri della nazione. Fondata nel 1808, grazie al contributo francese di Gioacchino Murat che istituì il Corpo Reale degli ingegneri di Ponti e Strade e, nel 1811, la Scuola di Applicazione per la formazione degli ingegneri addetti a tale corpo.
Il successo di questa facoltà e l’esperienza positiva derivarono direttamente dall’Ecole des Pont et Chaussées francese. La scuola fu dominata da una illustre personalità, quella di Pietro Colletta che riorganizzò gli insegnamenti secondo una logica precisa per le conoscenze dell’epoca. Fornì agli ingegneri tutte le conoscenze di base necessarie per la loro attività.
Test di ammissione del 1800 per accedere alla facoltà di Ingegneria
Accedervi, però, non era così semplice: bisognava infatti passare una serie di test che richiedevano “la conoscenza di tutte le matematiche pure e de la statica applicata all’equilibrio delle macchine“. Erano necessarie anche altre conoscenze: si richiedeva agli ingegneri del Regno di Napoli una formazione eccellente di lingue come il “Latino, Francese oltre all’Italiano“. La prova tuttavia più difficile era l’ultima, un disegno tecnico per acclarare ulteriormente le proprie capacità in campo ingegneristico.
Anche questa facoltà, purtroppo, conobbe un periodo buio. Contro ogni aspettativa nel 1814 Ferdinando I decise di chiudere la scuola di ingegneria subito dopo la restaurazione del dominio Borbonico, salvo poi ripensarci e riaprirla nel 1818. Affidò la direzione a Carlo Afan de Rivera, che diede ulteriore pregio alla facoltà formando i migliori ingegneri civili, idraulici e meccanici.
Le opere degli ingegneri partenopei
I valore degli ingegneri formati in questa facoltà, in piena rivoluzione industriale, si riflettono in alcune opere come la ferrovia Napol-Portici, che la prima costruita in Italia. Ancora i pionieri del calcestruzzio, Alfonso e Camillo Guerra, per il Mausole Schilizzi e il Palazzo della Borsa di Napoli. Senza contare poi San Leucio e Pietrarsa. Tra i primi laureati del 1814 poi spicca il nome di Luigi Giura, un diciannovenne che progettò il Ponte del Garigliano e il Ponte Maria Cristina a Solopaca. Opere ingegneristiche grandiose per l’epoca.
Sono davvero tante le opere illustri degli ingegneri napoletani. La facoltà è passata per Mezzocannone, dove ancora oggi sulle mura degli edifici è in bella vista la targa arrugginita, e poi per Monteoliveto che oggi ospita la facoltà di Architettura. Nel secolo scorso trasferita invece nel quartiere di Fuorigrotta, nel dopoguerra immaginata come cittadella universitaria ideale.
Fonti: cittadellascienza.it/centrostudi/2016/08/la-scuola-di-ingegneria-napoletana-nello-sviluppo-scientifico-del-mezzogiorno/