Un nuovo allarme viene lanciato da Nursing Up, il sindacato degli infermieri e medici. I sanitari sono sottoposti facilmente al rischio del contagio a causa di un vaccino ormai ricevuto 6 mesi fa.
Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, parla di numero e del numero elevato di sanitari contagiati da covid-19 anche se vaccinati.
I dati dell’Istituto Superiore della Sanità sono inconfutabili e non possono passare, pericolosamente, sotto traccia. 1848 operatori sanitari contagiati negli ultimi 30 giorni: numeri preoccupanti, se si pensa che sono trascorsi ben 17 mesi dall’inizio della Pandemia, e il 70% degli italiani, ovviamente compresi infermieri e medici, sono stati sottoposti alle due dosi di farmaco-anti covid. Cosa succede? Certo non ci troviamo solo di fronte alla problematica, fin troppo sottovalutata, della non totale efficacia dei vaccini. Lo sapevamo, noi infermieri, quando abbiamo deciso di sottoporci, coscientemente, in massa, alle somministrazioni. Ne erano e ne sono a conoscenza i cittadini. Ma non ci vengano a dire, di fronte all’esplodere delle varianti, che è tutto sotto controllo e che dovevamo aspettarcelo.
La rabbia di un sindacato delle professioni sanitarie come il nostro, che da sempre lotta al fianco degli infermieri, non sta tanto nell’apprendere dei nuovi contagi, perché siamo abituati alla lotta, alla sofferenza. Abbiamo pagato in termini di infezioni e vite umane come nessuno, e certo continueremo a farlo.Ma ci indigna non sapere cosa sta accadendo realmente. L’INAIL parla chiaro: l’82% degli operatori sanitari che si ammalano, nel comparto sanità, sono ancora infermieri. La categoria, che oggi, in assoluto, è al primo posto come numero di decessi, tra tutti i lavoratori italiani, è la nostra.
Qui non si tratta di sterili polemiche, siamo quelli abituati a combattere e a farlo nel silenzio delle stanze e delle corsie degli ospedali. Ma se ad oggi, 50 infermieri al giorno, quasi tutti vaccinati, si ammalano ancora di Covid, abbiamo diritto a una spiegazione. Vogliamo che sia fatta luce su quanto sta accadendo. A luglio erano 250 i professionisti infettati, ad agosto siamo arrivati a 1951“.
Vogliamo comprendere fino a che punto gli infermieri già vaccinati si stanno ammalando di nuovo, vogliamo sapere se questa impennata di casi è stata presa in considerazione dagli organismi di vigilanza al fine di valutare la reale efficacia del vaccino. Insomma, se in un contesto tanto ristretto, cioè quello degli ospedali italiani, dove il rischio di imbattersi nel virus è superiore, in un solo mese il numero dei nuovi operatori sanitari infettatati è schizzato a quota 2000 nonostante tutte le norme di prevenzione oggi applicate, dalle mascherina alle tute ed ogni quant’altro, cosa accadrebbe ai normali cittadini vaccinati, se ci fosse una recrudescenza di pervasività del Sars-Cov 2, e quindi se il virus tornasse a circolare, anche per poco tempo, nelle scuole, negli uffici o nei locali pubblici italiani dove non c’è lo stesso livello di utilizzo degli strumenti di prevenzione come invece accade nei nosocomi?
Se il numero di cittadini re-infettati in rapporto al loro numero complessivo fosse percentualmente analogo a quello degli infermieri che oggi si infettano negli ospedali, potremmo davvero essere certi dell’attuale, dichiarato, livello di protezione attribuito ai vaccini? I dati dell’ISS vanno presi sul serio: nessuno ha il diritto di nascondere la verità, quando in ballo c’è la salute degli infermieri e dei cittadini.
Intanto per le categorie più fragile, pazienti immunodepressi e gli anziani, si sta già parlando di una terza dose per scongiurare ogni pericolo di contagio.