Oggi, 1 agosto, la fede cattolica festeggia uno dei suoi santi più noti: Sant’Alfonso Maria De Liguori e nato nella residenza estiva della sua famiglia, a Marianella, periferia a Nord di Napoli che insieme al quartiere di Chiaiano, fin dai tempi dei romani, era considerato luogo di villeggiatura.
Nel quartiere di Marianella è ancora possibile visitare la sua casa, diventata oggi anche un museo e dove si organizzano visite teatralizzate che percorrono la vita del santo. Un giovane che oggi sarebbe stato considerato un bambino prodigio. Tra i suoi mentori che si sono occupati della sua formazione emergono nomi del calibro di Francesco Solimena, artista, e lo scrittore Gianbattista Vico.
Nato a Napoli il 27 settembre del 1696, Sant’Alfonso, alla sola età di 12 anni si iscrisse all’università di Napoli conseguendo nel 1713 il dottorato in diritto civile e canonico e a soli 16 anni inizio ad esercitare la professione di avvocato. Nel 1718, invece, fu nominato giudice del “Regio portulano” di Napoli. Frequentava la Confraternita dei dottori presso la chiesa dei Girolamini dei filippini e si assunse il compito di visitare i malati del più grande ospedale di Napoli.
La sua fu una famiglia di cavalieri che si mise a disposizione, sempre, della città di Napoli nelle armi, nella magistratura e nei più alti gradi dell’amministrazione e Don Alfonso de Liguori, nel 1710, solamente a 14 anni (primogenito di otto figli), sedeva e accanto al padre, Don Giuseppe, nel Sedile di Portanova “Capitano a guerra”, cioè comandante della guardia civica.
Sant’Alfonso Maria de Liguori e i suoi prodigi in vita
Tuttavia a causa di una sconfitta professionale, Sant’Alfonso maturò la sua vocazione e consacrazione della propria vita a Dio. Contro il volere del padre diventò sacerdote e trascorse la sua vita ad aiutare il prossimo, in prima linea ad assistere malati, moribondi e popolazioni colpite da sciagure, come il terremoto avvenuto a Foggia nel 1731. Le persone stavano iniziando a perdere la fede e lui si recò a Capitanata per portarvi conforto. Qui leggenda vuole che durante la sua permanenza e predicazione il Santo fu avvolto da un fascio di luce e visto fluttuare in cielo. L’episodio è ricordato nella raffigurazione di una delle vetrate della cattedrale di Foggia ed anche in un quadro conservato nella chiesa dove sarebbe avvenuto l’episodio.
Un altro prodigio è raccontata dai suoi agiografi: mentre era vescovo pare che si trovasse a Roma per assistere papa Clemente XIV nelle sue ultime ore di vita e partecipare poi ai suoi funerali. I suoi fratelli però, a Sant’Agata de’ Goti, lo avrebbero visto, durante i suoi giorni di permanenza nella capitale, seduto, immobile come una statua, sualla sua poltrona mentre appunto nel vaticano lo avrebbero visto intento a confortare il papa in agonia.
Sant’Alfonso Maria de Liguori fu anche nominato vescovo nel 1762 da papa Clemente XIII diocesi di Sant’Agata de’ Goti. Durante la terribile carestia che colpì nel gennaio 1764 il Regno di Napoli, Alfonso Maria de’ Liguori riuscì a limitare le sofferenze della popolazione del suo territorio. Si industriò, assieme ai governatori locali, ai sacerdoti della città e della diocesi, per accendere mutui e calmierare il prezzo del pane arrivato
alle stelle, rilanciando l’economia bloccata per quasi due anni. Nel 1775 lasciò la carica vescovile per problemi di salute: soffriva infatti di una forma di artrite che gli incurvò la spina dorsale.
Sant’Alfonso Maria de’ Liguori: scrittore e compositore
Il Santo di Marianella fondò anche la Congregazione del Santissimo Redentore e fu anche uno scrittore. Autore di importanti opere letterarie, teologiche e anche di celebri melodie come “Tu scendi dalle stelle” il canto di Natale più celebre della letteratura italiana, versione italiana del canto napoletano, sempre da lui composto: “Quanno nascete ninno” composto durante il periodo foggiano.
Colpito da artrite e dopo aver sacrificato la sua vita al prossimo, si trasferì nella casa dei Redentoristi di Nocera dei Pagani (nella parte che oggi fa parte del comune di Pagani), dove rimase fino alla morte, il 1º agosto 1787. Oggi riposa in un’urna all’interno della Basilica pontificia a lui intitolata.