Marechiaro è un borgo di pescatori di bellezza rara. Sito nel quartiere posillipino di Napoli, negli anni ’60 è stato molto frequentato dalle star hollywoodiane, merito della sua naturale bellezza e dalla vista panoramica del golfo partenopeo. Meraviglioso lo scorcio del Vesuvio che si affaccia sul mare e che protende verso la penisola sorrentina e più in là l’isola di Capri.
Una spiaggetta quella del borgo di Marechiaro davvero deliziosa: simbolo della dolcevita visto i ristoranti che si affacciano sul mare e danno sul caratteristico scoglione. Ciò che tuttavia trasformò questo posto in leggenda fu quella “fenestella” che colpì Salvatore Di Giacomo. Quel garofano lasciato su una finestrella che ancora oggi dà sul mare, ispirò il poeta che compose una delle canzoni napoletane più celebri al mondo: Marechiare.
Marechiaro, perché si chiama così il borgo dei pescatori?
Si tratta di una questione squisitamente etimologica. Inizialmente il borgo in via Marechiaro prendeva il nome della Chiesa antistante di Santa Maria del faro. Il nome Marechiaro non deriva, come spesso si pensa, dalla trasparenza delle sue acque. Il nome Marechiaro deriva dalla “quiete” del borghetto. In alcuni documenti del periodo svevo si parla di un mare planum che dal latino tradotto in napoletano diventa mare chianu e da cui l’odierno appellativo Marechiare.
Tornando alla “fenestella” ancora oggi è una leggenda vivente e stando all’archivio della Canzone Napoletana, pare che ci siano oltre duecento canzoni dedicata a questo borghetto nel cuore del quartiere di Posillipo, negli anni, e ancora oggi ispira poeti in tutto il mondo. Per chi ne avesse bisogno non basterà altro che recarvi a Marechiaro per farsi trasportare dalla bellezza e dalla quiete di un posto che sembra essere fuori dal mondo.