Un mito, una leggenda vivente ci ha lasciati troppo presto e purtroppo, in tutto il mondo, c’è chi è si è sentito in diritto di giudicare la sua vita privata, il suo operato, eclissando quello che realmente è stato: il migliore calciatore mai esistito. E solo in questi giorni, dopo diverse settimane dalla sua morte, emerge l’impegno di Diego Armando Maradona per i più deboli, gli emarginati, quelli che lo Stato e le autorità ignorano.
Questa storia è nota ai più, ma vale la pena rinfrescare la memoria. Nel 2017 il pibe de oro fece causa a Konami, una casa di produzione giapponese di videogiochi. La società si appropriò dell’immagine di Maradona senza pagarne i diritti. Fu l’argentino a rendere nota la questione su Facebook, scrivendo: “Konami, a te dico: ti beccherai una causa milionaria, e tutti i soldi che ti leverò li userò per costruire campi di calcio per i bambini poveri”.
Alla fine entrambe le parti riuscirono a trovare un accordo, addirittura una collaborazione, che permise a Maradona di mantenere comunque la propria promessa, quella di costruire campi da calcio: “Avevo fatto una promessa e la manterrò. Perciò sosterrò lo sport amatoriale nella città di Tandil, nella provincia di Buenos Aires.”
Numerose inoltre sono state le partite del cuore che Maradona organizzò per aiutare i più deboli. Come quella del bambino malato di Acerra; in quella occasione rischiò di farsi molto male al ginocchio e pagò l’assicurazione di tasca propria. Ancora, le donazioni per l’orfanotrofio di Marechiaro e la partita giocata per Amatrice, due mesi dopo il terribile terremoto. In quel caso la mano de Dios volle fare un appello: “Voglio fare un invito a tutto il mondo per la gente di Amatrice, il 12 ottobre all’Olimpico daremo una grandissima mano a questa gente che sta piangendo per la sua città per il terremoto.”