Un nuovo studio pubblicato sul New England Journal of Medicine, ha dimostrato i benefici della somministrazione di plasma iperimmune nei soggetti che hanno contratto la mallattia da coronavirus Sars-Cov-2. Se l’infusione avviene entro i primi giorni dalla comparsa dei comuni sintomi le probabilità di guarigione, e quella di evitare le peggiori prognosi, sono più alte, soprattutto in quei soggetti a rischio e di età superiore ai 65 anni, quando di solito diverse malattie pregresse o dovute all’età possono peggiorare le diagnosi.
Plasma iperimmune contro il coronavirus
Si tratta di plasmaterapia, un trial clinico che è stato svolto in un centro a Buenos Aires. I ricercatori hanno dimostrato come la dose si plasma iniettato nei primi giorni in cui è comparsa la malattia, si sia dimostrata sicura senza causare nessun tipo di evento infausto nei confronti di chi si è è sottoposto alla somministrazione di sangue iperimunne: “L’uso di plasma derivato dal sangue di guariti ha ridotto del 48% il rischio di progressione di Covid-19 verso forme gravi della malattia, suggerendo che i trattamenti a base di anticorpi funzionano meglio quando somministrati precocemente“.
Continua il dottor Fernando Polack, specialista in malattie infettive e Direttore scientifico della Fondazione Infant – Covid-19 e coordinatore della ricerca in Argentina: “Somministrare il plasma troppo tardi è come permettere a un ladro di rovistare in casa per ore, prima di decidere di chiamare la polizia.”
Dunque è chiaro che bisogna intervenire in maniera tempestiva anche se il plasma iperimmune ha dimostrato di essere più efficace degli anticorpi monoclonali: “È più accessibile, più economico e più universale“. Questo tipo di terapia dunque potrebbe essere integrata a quelle attuali. Il costo per somministrare alla cura è di 170 euro a paziente.