Ogni anno, qualche giorno prima del 4 giugno, tutta Napoli si preparare per ricordare l’anniversario della scomparsa di uno dei suoi più grandi artisti: Massimo Troisi. Per ricordarlo, in suo nome, vengono fatti eventi, allestite piazze con i suoi ricordi, le reti televisive trasmettono i suoi film e sui social network, tutti, con una foto o con un video, vuole ricordare quanto questo artista partenopeo abbia fatto ridere tutti. Lui, che aveva sempre quell’aria triste, aveva però il dono di strappare un sorriso a chiunque.
Poeta, attore e regista, era caratterizzato da quella “auto(in)coscienza” cinematografica che rendevano i suoi film genuini, unici nel proprio genere. Anche quando parlava, chi lo ha conosciuto, racconta che pendeva dalle sue labbra. Le sue opere non andavano a letto come il “manuale della marmotta” per registi, i soggetti di Massimo Troisi se “ne andavano ‘a cuccà” con una scrittura felice, sorbita nel proprio stesso testo.
Dagli indimenticabili sketch con “La smorfia”, insieme a Lello Arena ed Enzo De Caro, ai sui film che sono ormai diventati dei cult, Massimo Troisi è sempre vivo nella memoria di tutti, e non solo in quella dei suoi fan napoletani, perché in qualche modo, il suo dialetto, lo comprendevano tutti, “anche al nord“. E proprio in merito a questo labirinto della memoria, che ogni anno ci apprestiamo ad esplorare, voglio riportarvi la prefazione di un libro stupendo dedicato all’attore di San Giorgio a Cremano: “La filosofia di Massimo Troisi“. Sì, perché lui era ed è un filosofo visto che le sue massime continuano a riempirci la vita. Un esempio banale… chi di voi non condivide una frase o un’immagine che lo ritrae non appena la nota su Facebook?
Ecco per voi la bellissima lode su Massimo firmata Giulio Baffi:
Che incredibile labirinto della memoria ci offre ogni giorno Massimo Troisi. Ogni giorno da anni. Perché non c’è giorno che da qualche parte qualcuno non ne cerchi il ricordo, ritrovandone il segno, il gesto, la parola. Frammenti che un’intera generazione ha imparato a conoscere, per sorrisi che hanno lasciato il segno nel cuore di un numero enorme di spettatori. Momenti “di culto”, occasioni per “citazioni”, segmenti di “riflessione” in un quotidiano lessico amicale e familiare. Procediamo così nell’universo di Massimo Troisi, dipanando il gomitolo di parole ed emozioni che solo può condurre fuori dal labirinto delle sue invenzioni. O invece scegliendo di rimanere ancora un poco imprigionati in quel suo universo fatto di frasi geniali che fissarono le ansie, i sogni, le illusioni le delusioni, i sentimenti di una generazione, proiettandosi poi lontano, per incuriosire e sedurre chi oggi incontra nei personaggi dei suoi film che non ci si stanca di vedere, nelle registrazioni del suo lavoro d’attore geniale.
A mettere insieme il complesso percorso di parole che ci ha lasciato, si resta sorpresi ancora una volta da quel suo universo ricco di riflessioni e di spunti critici. Fotografie di spietata ironia. Frasi che fanno sorridere e allo stesso tempo fermano la risata e l’allontanano, per guardare oltre e comprendere il senso della sua critica, mescolanza sapiente di apparente ingenuità, amarezza, impertinenza e umorismo.